«Il giornalismo è cambiato da un pezzo, ma qui dobbiamo cambiare il sindacato, insieme e con coraggio, partendo dalle basi». Paolo Perrucchini, presidente dell’Associazione lombarda dei giornalisti e candidato alla segreteria nazionale, nel suo intervento al Congresso ha puntato i fari sul «fattore emergenza, rappresentata dalla tempesta perfetta che ha ricordato il segretario Lorusso e ha investito il nostro lavoro, il sindacato e le strutture. Ci coinvolge tutti, non fa prigionieri ma è destinata a fare solo morti e feriti se non affronteremo con passo deciso e potente questo momento, con l’ascolto e l’unità di intenti».
Secondo Perucchini, «abbiamo perso la visione dell’unità che sta alla base del nostro sindacato, che invece deve essere universale. Dobbiamo tornare ad avere come focus unico i colleghi, ridare dignità al lavoro, superare il precariato, sostenere i giovani, difendere i salari e riconquistare i giusti compensi, governare il fenomeno hi-tech, che ci ha travolto, riconquistare il ruolo di relazione con la politica, imparare a fare lobby istituzionale per scardinare l’isolamento che ci rende residuali nelle logiche collettive e invisi alla società civile».
In sostanza, «dobbiamo salvare la struttura del nostro sindacato in questi difficili che vede una «emorragia di iscritti», tempi che «ci impongono di adottare strategie manageriali. Dobbiamo essere su tutti i territori al fianco dei colleghi. Qualcuno può immaginare – incalza Perucchini – cosa significhi vedere il nostro sindacato costretto a organizzare in macro aree il proprio impegno perché non ce la facciamo più, economicamente, a stare in piedi. Non vedo utile, per il futuro del sindacato, perdere il valore della diffusione territoriale che abbiamo costruito con lungimiranza, un valore da difendere con unghie e denti. Deve scattare tra noi la solidarietà reciproca. La pratica non può che essere condivisione, dialogo, ascolto, confronto e unità di intenti. Il nostro sindacato avrà un futuro se saprà essere insieme».