«Sono uno dei 22 colleghi sotto scorta, rappresento tante criticità di categoria, sono un po’ un mix che rappresenta i precari, l’informazione locale, le partite Iva. Ma in tutto questo, voglio ancora sognare per questa professione, voglio ancora pensare che esiste un sindacato che ci difende. Voglio essere orgoglioso di chi rappresento, anche quella parte che si trova in condizione di precarietà, vive sotto scorta, in condizioni difficili. Il sindacato si deve occupare di tutti i colleghi». Mimmo Rubio, giornalista di Arzano vicino Napoli minacciato dalla camorra a più riprese, lancia alla platea del Congresso un appello accorato: «Mi auguro in questi giorni di non dover assistere a un altro congresso della disillusione, non c’è più tempo, serve una svolta, serve credibilità, non servono alibi, nemmeno un’unità farsa, non serve una casta sindacale. Siamo a un punto di non ritorno. Ci vuole un grande bagno di umiltà e autocritica: o si cambia o si è destinati a non avere più futuro. La credibilità, come le idee, camminano con noi persone».
Dice Rubio che è arrivato il momento, «per molti, di fare un passo indietro, serve un rinnovamento dei rappresentanti. Serve un sindacato inclusivo». Per il giornalista campano, le sfide del futuro impongono di guardare oltre, siamo in una «situazione critica». Il sindacato in Campania «sta rinascendo dopo le rovine lasciate da anni di gestione parassitaria, di casta e fallimentari risultati. Oggi il sindacato è in crescita di numeri e di credibilità. Ci si è sforzati a cambiare pelle. Il sindacato cresce in autorevolezza e torna sul campo al fianco dei colleghi senza pregiudizi e distinzioni. Decisivo – conclude – è stato l’apporto di Beppe Giulietti».