Lazzaro Pappagallo, segretario di Stampa Romana, ha messo l’accento sulla crisi del mondo del lavoro italiano: «In questa cornice di regressione – ha detto – spicca la debolezza del giornalismo e del sindacato, la perdita di ascolti, copie, di un terzo degli iscritti negli ultimi 10 anni» e ha parlato delle «stigmate del fallimento di Inpgi 1, uno dei polmoni del sistema sindacale».
La maggioranza di Stampa Romana chiede «un diverso approccio, un cambio di passo nel metodo, che deve essere largo e inclusivo, e poi il confronto leale, senza autorizzazioni e senza analisi chimiche dei portatori di idee, il continuo coinvolgimento dei delegati territoriali e le associazioni territoriali, articolazione preziosa e irrinunciabile».
Va recuperato, incalza Pappagallo, il rapporto con i Cdr e il radicamento nelle redazioni, «aprirsi significa convocare continuamente il Consiglio generale e la consulta dei Cdr, ricostituire il gruppo dei cronisti». Davanti al numero in calo degli iscritti, «bisogna dimostrarsi credibili nel rapporto coi Cdr, tornare tra i colleghi e aprirsi ai nuovi, non solo ai media tradizionali, ma a tutti coloro che lavorano sulla notizia». Bisogna «cambiare gli statuti territoriali e federali, così andiamo a pescare i giovani. Ci azzuffiamo sullo statuto di Inpgi 2», nota Pappagallo, mentre un pensionato dipendente prendeva 500mila euro l’anno e un prossimo pensionato collaboratore 2mila euro l’anno. «E quanti sono i dipendenti mascherati tra i nostri colleghi di Inpgi 2? Abbiamo in mente un mondo di lavoratori con garanzie oppure di collaboratori, cani sciolti non per loro colpa? Sosterremo con convinzione la candidatura di Paolo Perucchini», ha detto quindi Pappagallo che ha voluto, infine ricordare il collega di Sky, Pio d’Emilia: «Ha fatto di tutto, era fiero per essere stato eletto con Informazione futuro, rappresentava il cuore del mestiere, presenza, racconto e rischio, raccontava i fatti del vicino Oriente».